Come funziona un percorso di counseling

Quando partire, fasi, tecniche, casi reali
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La scelta, il percorso, l'incontro singolo

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L'importanza della fase di scelta

Partire o non partire?

Quando è possibile e quando non lo è
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Quando partire

Momento di difficoltà
Se stai attraversando un periodo di momentanea difficoltà
Confusione/disorientamento
Quando ti senti confuso, disorientato. Vivi un certo disagio ma non riesci a dargli un nome o capirne le origini.
Una scelta difficile
Ti trovi di fronte ad una scelta difficile e importante.
Difficoltà di coppia
La tua relazione di coppia è in un momento di crisi. Desideri vivere meglio le dinamiche di coppia evitando di ricadere nelle stesse dinamiche di conflitto/incomprensione.
Sviluppo potenzialità
Il counseling è un eccellente strumento per prendere coscienza delle tue potenzialità, accoglierle e svilupparle.
Periodo di cambiamento
Sei in un periodo di cambiamento e hai bisogno di gestire il carico emotivo che ne deriva.
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Quando non partire

Quadro clinico
Quando è presente una situazione di disagio clinico
Relazione/parentela
Se il cliente è un familiare del counselor o ha una relazione di coppia/amicizia.
Conflitti con altro cliente
Se il counselor sta già seguendo un parente stretto, un partner, una persona con la quale ha una relazione significativa.
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LE TIPICHE

Fasi di un percorso

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FASE 1Accoglienza

Counselor e cliente stabiliscono una relazione di fiducia. Compito del counselor è quello di creare un clima di accettazione e non giudizio nel quale il cliente possa raccontare la propria storia, esprimere pensieri, emozioni e sentimenti.

Questa fase è importante per fare chiarezza su quali temi guideranno il percorso.
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FASE 2Esplorazione

Oltre al dialogo, vengono introdotte tecniche corporee e visuali per approfondire le tematiche portate dall’utente.

Questo approccio integrato permette al cliente di approfondire le cause della difficoltà e vederle da una prospettiva diversa.

Durante questa fase, il counselor può utilizzare tecniche come la mindfulness, le visualizzazioni guidate, l’espressione creativa, il movimento e le posture e il rilassamento e la respirazione. Questi strumenti consentono al cliente di esplorare emozioni, risorse interiori e sensazioni corporee in modo più profondo.
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FASE 3Consapevolezza

Col passare degli incontri, si crea nel cliente una maggior consapevolezza di sé e delle proprie dinamiche interiori.

Succede spesso che dalla tematica iniziale, il percorso si sposti verso tematiche che all'inizio erano più velate ma che in realtà rappresentavano nodi più difficili da sciogliere.

Il raggiungimento di una più ampia consapevolezza permette al cliente di affrontare la sfida presente e quelle future in modo diverso e più funzionale, con strumenti e strategie nuove.
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FASE 4Conclusione

In questa fase, il counselor e il cliente giungono a una conclusione naturale del percorso, ovvero quando la persona ha attivato le proprie risorse e risolto la situazione di difficoltà. In base alla disponibilità del cliente, si può stabilire un incontro di "follow-up" per verificare come sta il cliente a distanza di tempo. Può capitare che il cliente, più avanti, inizi un nuovo percorso per altre tematiche emerse nel frattempo.
Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare
CARL ROGERS
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L'incontro singolo

Alcune tecniche usate nel counseling
Ascolto attivo
È la base del counseling, e consiste in una fase di ascolto attento ed empatico del racconto, con adeguati rimandi su ciò che è stato detto che servono al cliente per rivedere/riformulare/rivalutare ciò che ha detto.

Il semplice binomio ascolto/restituzione innesca una riconsiderazione diversa e più profonda di ciò che è stato detto e vissuto.
Domande
La domanda è un elemento fondamentale per sollecitare la conoscenza di sé. Le domande aprono porte, e una domanda ben posta ha il potere di innescare profonde riflessioni o cambiamenti.
Uso della parola
Credo nel potere delle parole e nel loro uso consapevole. Nel counseling è importante l'ascolto e la restituzione delle parole del cliente, oltre ad un uso attento delle parole da parte del counselor.
Focusing
Una tecnica che aiuta il cliente a focalizzarsi sul momento presente, portando l'attenzione su sensazioni corporee, emozioni e pensieri. Favorisce la connessione con la propria interiorità e la gestione di emozioni difficili.
Mindfulness
Pratica di consapevolezza che aiuta il cliente a vivere il presente con accettazione e senza giudizio. Attraverso esercizi di respirazione e presenza, si sviluppa la capacità di osservare pensieri ed emozioni senza esserne travolti.
Visualizzazioni
Tecnica che utilizza immagini mentali per esplorare emozioni, obiettivi e desideri. Il cliente viene guidato dalla voce del counselor in un viaggio immaginifico, favorendo il cambiamento e la motivazione.

Casi reali

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Il bisogno nella coppia

Il ruolo della psicoeducazione

Verso la fine del colloquio, il cliente si è posto un dubbio “La relazione con il mio partner è basata sui bisogni? È questo ciò che ci unisce?”. Come counselor, percependo l’inquietudine che stava vivendo il cliente, ho condiviso con lui una teoria espressa da Erica Poli che permette di osservare le dinamiche della coppia secondo tre fasi: il bisogno, il desiderio, l’unione.

Comprendere le diverse motivazioni che portano alla formazione di una coppia aiuta a vivere la relazione con maggiore consapevolezza. Le coppie, infatti, spesso attraversano diverse fasi, passando dal soddisfare bisogni e desideri alla costruzione di un legame duraturo e un progetto di vita.

Se prima dell’intervento il cliente vedeva solo l’elemento del bisogno come totalizzante e da questa visione sentiva di essere schiacciato, dopo l’intervento la sua prospettiva si è allargata a una coppia che può avere alcuni aspetti della coppia nel bisogno, ma che tutto ciò può far parte di un percorso di crescita condivisa. Ha avuto così accesso a una modalità nuova che ha aperto orizzonti di lavoro, come se in questo modo le difficoltà attuali potessero avere una direzione, potessero essere incanalati attraverso questa nuova modalità. In una sola parola: una prospettiva.

Al termine del colloquio il cliente mi ha detto che la mia condivisione finale l’ha aiutato perché l’ha fatto sentire meno in colpa. Si è sentito più tranquillo capendo che il bisogno può essere un elemento di una coppia in evoluzione.

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"Ho uno stereotipo! Non me ne ero mai accorta"

La forza delle domande, il potere della visualizzazione

[cliente] “Sembra che tutto quello che faccia non sia abbastanza, non mi sento mai adeguata.”
[counselor] “Cosa significa per te essere abbastanza?”

La domanda del counselor è stata importante per permettere un approfondimento su una parola che la cliente adottava in modo non del tutto consapevole, senza averne indagato il significato più profondo.

Il colloquio prosegue sul suo essere donna:

[cliente] “Non mi sento ancora pienamente donna”

Qui, grazie alla tecnica della visualizzazione, il counselor guida la cliente ad immaginare la figura ideale di donna che lei ha dentro di sé. Ne emerge una descrizione, a seguito della quale il counselor chiede:

[counselor] “Quindi, cosa manca alla te stessa attuale per essere donna?”

Se la prima domanda aveva aiutato la cliente ad approfondire questo tema, la seconda domanda le aveva permesso di giungere a questa sorprendente conclusione:

[cliente] Ho uno stereotipo! Non me n’ero mai accorta! Ho infatti visualizzato una donna fiera, forte, quasi cupa nella sua forza, ma le manca freschezza, leggerezza, ciò che per me la renderebbe viva!”

Lo stupore era palese nella cliente. Quando in colloquio sopraggiunge l’emozione della sorpresa, si è giunti a un punto importante che richiede la giusta attenzione. La rielaborazione cognitiva finale è stata fondamentale perché ha permesso alla cliente di consolidare l’idea che, avendo visto di essere agita da uno stereotipo che non le apparteneva, aveva ora la possibilità di creare il proprio modello, di creare la sua immagine di donna.

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Orgoglio e percorso di studio

Il cliente al centro e l'attenzione alle parole

Durante il colloquio si è parlato della difficoltà del cliente di scegliere se continuare l’attuale percorso di studio o scegliere un percorso meno impegnativo e che gli permettesse di rivolgere maggiore attenzione anche ad altri aspetti della vita. Verso la fine il cliente ha posto questa domanda:

[cliente] “Secondo te è giusto che faccia questa prova e tra un mese decida se cambiare percorso di studi?”

In questo, invece che rispondere alla domanda, gli ho chiesto se in realtà vuole sapere qual è la mia personale opinione del fatto che lui scelga un percorso di studi di minor difficoltà.

La continuazione del colloquio ha infatti evidenziato il disagio che il cliente aveva nei confronti della scelta di un piano di studi meno oneroso, legato all’idea che scegliere una scuola meno impegnativa fosse inaccettabile perché vissuta come una scelta debole. Al termine della sua riflessione ha capito che si trattava di un tema di orgoglio. È bastato comprendere questo per innescare delle riflessioni che tempo dopo gli hanno permesso di legittimarsi un percorso diverso per poter dare spazio anche ad altri aspetti per lui importanti, dei quali prima si privava.

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Una buona madre

La profondità del focusing

La cliente ha portato varie situazioni inerenti la scuola del figlio, la maestra che sembra non badare al figlio e la cliente che prova frustrazione, impotenza, rabbia. Teme che il figlio senta questo suo stato d’animo e quindi che lei possa non essere una buona madre (ricordate la domanda “Cosa significa per te essere…?“).

Durante la fase di Focusing, abbiamo lavorato sulle sue parti (o sub-personalità, o lati caratteriali), in particolare quella della madre, che sembrava muovere il vissuto più forte.

Il counselor si è quindi rivolto a quella sua parte che desiderava essere una buona madre chiedendo:

[counselor] “Di che cosa hai bisogno?”

E tutto è cambiato. La risposta è stata sorprendente:

[cliente] “Non dimenticarti di me…”
[cliente, continuando] “Mi sto dimenticando di essere me stessa per essere a tutti i costi una buona madre.”

In quel momento si è verificato un cambiamento anche a livello fisico (che tecnicamente si chiama felt-shift): il ventre si è ammorbidito e dal cuore è emerso un piacevole calore, come un’energia curativa che si stava prendendo cura della parte. È stato un momento intenso che ha portato chiarificazione riguardo alla situazione, che inizialmente sembrava avere il focus sulle difficoltà del figlio, ma si è rivelato anche un disagio personale riguardante il suo ruolo di madre e la sua vita.

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